Educare a non sprecare
Come si può agire a scuola?
Ciao, mi chiamo Ada e faccio l'operatrice scolastica.
Ogni giorno nel mio lavoro vedo uno spreco di materiale che fa davvero male al cuore: dal cibo avanzato e buttato in mensa, ai vestiti e alla cancelleria abbandonati in giro per la scuola. Quando andavo a scuola io, tutto questo non accadeva! E' colpa dei ragazzi o degli adulti?
Avete in mente un metodo che funzioni per insegnare a questi ragazzi a non sprecare?
Ada
Risponde lo staff de lo Spiazzo
Cara Ada, rispondiamo a te sperando di generare una riflessione anche negli insegnanti e nei genitori che ci leggono.
Lo spreco è un disvalore sempre, non solo a scuola; perciò sarebbe molto educativo che tutti gli adulti che sono presenti nella giornata dei ragazzi fossero prima di tutto modelli positivi di persone che danno un valore ad ogni cosa.
Detto questo, la scuola offre tante occasioni per sprecare, ma anche tante occasioni per parlare di questo argomento!
Vista la scarsità di risorse pubbliche destinate alle scuole, sappiamo tutti che ormai le famiglie forniscono moltissimo materiale necessario per la didattica e per vivere a scuola: cancelleria, carta igienica, sapone...
A volte questo materiale viene gestito come comunitario e ridistribuito all'occorrenza. Proprio in questi casi si può fare un buon lavoro di responsabilizzazione.
Ad esempio, alle elementari, si può incaricare un responsabile per le colle della classe, uno per le risme di carta o i fogli da disegno, uno per il sapone, e così via. Questi bambini potrebbero avere un piccolo taccuino che serva da registro per segnare la quantità presente, quella distribuita e il disavanzo. L'insegnante dovrebbe però occuparsi di controllare l'andamento dei consumi e commentarlo insieme alla classe Quando sarà il momento di distribuire il materiale ai compagni, il bambino responsabile sarà motivato a farlo con attenzione e parsimonia, in modo da poter relazionare all'insegnante quando e in che misura è stato utilizzato il materiale.
Durante la mensa la questione è delicata: ogni bambino deve poter mangiare solo ciò che desidera, senza obblighi. Su questo la normativa è molto chiara.
Quindi, l'unico piano su cui è possibile agire è quello di abituare i ragazzi a porzioni ridotte, con possibilità eventuale di fare il bis, e a richiedere solo quello che desiderano davvero.
Sappiamo che sembra un'impresa poco realizzabile, ma l'esperienza ci dice che, se funziona nel contesto familiare, si può replicare, gradualmente, anche in situazioni con "numeri" più grandi.
Naturalmente però bisogna dedicarci attenzione, parlarne ripetutamente con i ragazzi e riprendere l'argomento anche in classe, quando l'atmosfera è meno confusiva perché non ci sono il rumore e l'agitazione che caratterizzano i refettori.
E' vero che il tempo della mensa in moltissime situazioni non è più tempo-scuola, ma attraverso il cibo passa una parte molto importante dell'educazione; dunque, a nostro parere, è giusto che gli insegnanti si informino presso gli operatori della mensa su come i loro allievi vivono e gestiscono il momento del pranzo, e ne parlino con i ragazzi. La stessa cosa possono fare gli operatori scolastici, che, tra l'altro, hanno un canale di relazione più informale con gli studenti e possono quindi permettersi qualche confidenza in più!