FORMAZIONE, PEDAGOGICA e CATECHESI
di Annalisa Bilanzone
"Fate tutto quello che Lui vi dirà"...
L'insegnamento più semplice per camminare sui suoi passi...
AGLI INIZI…
“Fate tutto quello che Lui vi dirà”, questo suggeriva Maria ai servitori delle Nozze di Cana che diventarono testimoni del primo miracolo di Gesù.
Basterebbe seguire le indicazioni della Madre per diventare discepoli del Figlio.
Maria credeva. E come donna di fede e di obbedienza viveva la vita formandosi ogni giorno seguendo le Scritture.
I primi discepoli hanno chiesto a Gesù: ”Maestro dove abiti?”. “Venite e vedrete” rispose. E restarono con Lui, per ascoltare e formarsi alla scuola della Parola.
Seduti ai piedi della Parola, i suoi rimanevano con Gesù e lo ascoltavano.
Prima fermi, in silenzio, ascoltano; poi si levano. E partono per far conoscere agli uomini il Regno del Padre, l’Amore del Padre.
“Ciò che abbiamo visto e udito lo annunciamo a voi”: la Parola ha fatto eco nel cuore e viene annunciata fino agli estremi confini della terra.
LA CATECHESI
La catechesi di Gesù, Verbo incarnato del Padre, è fatta di Parola di Dio, che a sua volta l’ha formato: quanto tempo il Figlio passava in silenzio, in compagnia del Padre, in luoghi deserti a pregare, nel buio della notte o al far del mattino!
E poi andava dai fratelli, figli dello stesso Padre a raccontare quanto aveva ascoltato. Il “Padre Nostro” è la preghiera che Gesù ha insegnato ai figli per non pronunciare parole vuote e senza senso. Perché il Padre sa di cosa hanno bisogno i suoi.
Per trasmettere il Padre, Gesù ha usato la pedagogia che si usa con i fanciulli: si impara attraverso l’esempio e l’imitazione. Vedo fare e poi faccio.
Lui è il primo a mettere in pratica ciò che chiedeva ai suoi di vivere, dimostrando che non è impossibile acquisire la somiglianza con il Padre, oggi apparentemente perduta.
Certo, per diventare figli come lo è Gesù, occorrono dei requisiti. Tutti li possediamo, solo che sono più o meno latenti nel nostro essere. Ma si manifestano se mettiamo in atto alcuni comportamenti: occorre fermarsi, rimanere, lasciarsi fissare, fissare lo sguardo su Gesù, aver interiorizzato la sua Parola. E, pieni del suo amore, alzarsi e partire.
COS’E’ LA FORMAZIONE?
È semplicemente questo stare davanti al Signore per prendere forma, somiglianza, per lasciarsi plasmare come il vaso nelle mani del vasaio. Rimanendo con Gesù, non possiamo che diventare altro da ciò che eravamo prima di questa comunione profonda; alzarsi, levarsi con una vita nuova da donare, per comunicare le grandi cose che il Signore ha detto a noi, che ha fatto per noi.
I pastori, nella notte della Natività, si alzano per andare a vedere ciò che è stato detto loro dall’Angelo. E poi vanno a raccontare a tutti quello che hanno visto, anzi di più: quello che hanno vissuto. Erano pastori, gente di “poco conto” per il tempo, eppure prontamente si sono messi in cammino: si sono convertiti e la loro vita è già cambiata.
Questa trasformazione, questa conversione avviene nell’Amore, per amore, proprio com’ è avvenuto al giovane ricco che “fissatolo, lo amò”: bisogna avere il coraggio di lasciarsi amare, per essere mandati come testimoni della Parola.
E’ questo sguardo che, illuminando le tenebre del nostro cuore, spinge ad agire, a vendere tutto per comprare quel campo dove è custodita la perla preziosa.
La vita parla della pienezza del cuore. Un contenitore pieno fa fuoriuscire il contenuto se ne inseriamo oltre la capacità del recipiente. E allora come possiamo noi, uomini limitati, contenere l’Infinito di Dio?
Se Dio è la nostra pienezza di vita, il suo infinito traboccherà senz’altro, ma non andrà disperso, perché diventerà testimonianza, desiderio di far conoscere, capacità di mettersi al servizio della Parola. Chi ancora non ha conosciuto l’amore di Dio può incontrarlo; i bimbi che non hanno ancora fatto l’esperienza di questo Amore possono viverla nella catechesi, nella formazione cristiana.
“L’amore rende simili a sé” diceva san Francesco: in qualunque stato di vita noi ci troviamo, essere testimoni credibili di questo immenso amore del Padre è sempre possibile; la preghiera davanti al Tabernacolo è lo specchio che ci rimanda l’immagine reale della nostra autentica identità: ci fa scoprire la somiglianza con il Padre e accende il desiderio che tutti possano raggiungere questa verità.
UNA FORMAZIONE POSSIBILE, LA MIA
Ho iniziato la “formazione” per diventare catechista ormai 26 anni fa, grazie ad una suora che mi faceva sedere accanto a sé e mi raccontava ogni giorno un pezzetto di Vangelo, proprio come lo raccontava ai bambini: da maestra sapeva raccontare così bene che anche i grandi restavano ad ascoltarla. E poi mi dava i “compiti a casa”: mi diceva che non si può fare catechismo se non si conosce “Chi” vogliamo far incontrare.
“Come fai a far incontrare Gesù, se tu per prima non lo hai conosciuto?”, mi disse una volta.
E aggiunse: “E come glielo fai incontrare, se non conosci bene i bambini che dovrebbero imparare a conoscerlo?”.
E allora ho fatto anche l’esperienza dell’animazione in oratorio.
Ho letto i quattro evangelisti più volte, in quel periodo: avevo un’agenda e scrivevo molto, la mia lectio, ruminatio, meditatio, redditio… E rivivevo ogni Lettura, ogni scritto; lo facevo ogni giorno, scrivendo in agenda le frasi che facevano “eco”, che rimbombavano nel mio cuore e cambiavano (=convertivano) la mia vita, dando senso alla mia storia.
“Il valore delle parole non sta in ciò che racchiudono, ma in ciò che liberano” afferma Livraga: la Parola, giorno dopo giorno, liberava la mia capacità di diventare e di essere testimone.
Ci vuole pazienza e costanza per crescere: il “tuttoesubito” non dà buoni frutti e se cammini nelle strade del Signore diventa Lui il tuo formatore. Ti fa incontrare le persone giuste, al momento giusto, per crescere in Lui.
Lui è il pedagogo che ti educa ad essere ciò che… sei. E a mettere a frutto le potenzialità che rendono possibile l’essere pienamente te stesso.
Così ho incontrato i coniugi LaGarde e ho iniziato un’avventura che mi ha forgiato con il fuoco della Parola e dell’Amore. Chi ama il Signore, lo incontra ogni giorno, condivide con Lui la vita, “lo conosce par coeur”, profondamente, diventa contagioso nella fede. E aiuta altri a crescere.
CORRERE, FERMARSI, FORMARSI
La formazione non finisce mai. Si aggiorna costantemente, correndo dietro alla conoscenza dei nuovi bambini, delle loro tappe di crescita pedagogica, delle famiglie (oggi sempre più allargate, o con situazioni “irregolari o destabilizzanti”), della multietnicità, della frenesia. E deve correre al passo dei nostri tempi moderni, fatti di una vita liquida, vissuta in superficialità più che in interiorità. È una formazione che deve accettare le complessità del rumore eccessivo, delle paure e delle ansie del domani: tutto rientra nella formazione, perché tutto può essere illuminato, semplificato, chiarito, capito alla luce della Parola di Dio.
Stare fermi, oggi, in silenzio, senza pensare di perdere tempo, o che sia tempo vuoto e pieno di noia, è una dimensione da recuperare. E su cui bisogna allenarsi: abbiamo soprattutto atrofizzato la capacità di stare fermi in preghiera davanti al Tabernacolo, o di prestare attenzione a ciò che accade durante la Messa.
Ma dopo diversi anni in cui ho investito tempo e vita sia nella formazione che nella pedagogia, ho capito una cosa che potrebbe apparire banale e invece, nella sua semplicità, è grandissima: la formazione si ha nella contemplazione!
Contempliamo e non mancherà la formazione. E avverrà la trasformazione, somigliando sempre più a Colui che stiamo contemplando.
Annalisa Bilanzone