La scelta (IO), la chiamata (DIO) e la comunità (GLI ALTRI)

identita"Il catechista è un credente che si scopre...dentro il progetto di Dio e si rende disponibile a seguirlo; vive la risposta alla chiamata dentro una comunità".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IO CATECHISTA: LE MOTIVAZIONI DELLA SCELTA

 

 “Sono anni che faccio il catechista, mi sento motivatissimo: ho già la borsa pronta per i nuovi incontri e la testa piena di idee.”

“Mi sto affacciando per la prima volta al mondo del catechismo e sono un po' titubante..sarà proprio la mia strada?”

“Ho tanto tempo libero e mi piace stare con i bambini.. “

“Il don me lo ha chiesto e io ho detto di sì!”

Sono molte le strade che portano a diventare catechisti, tantissime le motivazioni, i tipi di chiamata e le modalità di approcciarsi a questo mondo: alle volte però accade di non scegliere veramente, ma di ripetere un'abitudine acquisita (“lo faccio tutti gli anni”) o di farsi carico di una necessità (“ in parrocchia mancano catechisti”).

Come prendere una decisione consapevole e libera? Come essere convinti, e di conseguenza felici, della scelta fatta?

Da un punto di vista umano e psicologico, possiamo dire che al momento di scegliere intervengono diversi fattori, alcuni razionali, altri emotivi. Accade infatti di valutare sia le nostre attitudini, interessi e valori, sia i costi e i benefici della scelta in questione, ma soprattutto ci lasciamo guidare dalle nostre passioni.

Tenere insieme mente e cuore è fondamentale: ad esempio, non è sufficiente disporre di molto tempo libero per scegliere di fare il catechista, o unicamente il sentirsi portati a stare con i bambini. È necessaria anche, o almeno, una parte di componente emotiva che ci faccia desiderare di iniziare questo percorso.

Controvoglia non si va da nessuna parte!

Allo stesso modo, basarsi unicamente sulle proprie emozioni non porta a decisioni stabili e durature: sarà utile in questi casi prendersi del tempo per il discernimento.

Un altro rischio da evitare potrebbe anche essere quello di ricercare unicamente la propria gratificazione personale o la valorizzazione di sé: bisognerebbe essere in grado di riflettere onestamente su questo aspetto per non nuocere né a sé, né agli altri. Quindi, attraverso una maggiore conoscenza di sé, della propria identità e dei propri limiti si avranno maggiori possibilità di scegliere liberamente.

Facendo un passo avanti, osiamo dire che il cristiano è colui che nel fare una scelta si interroga non solo su di sé e sulla propria identità, ma anche sul progetto di Dio per lui, sulla sua vocazione. Dice Giussani: “Per la scelta della vocazione, il criterio non può essere che uno: come io, con tutto quello che sono spiritualmente e intellettualmente, come temperamento e come educazione e come fisico, posso servire di più il regno di Dio” (L.Giussani, 1971)

San Paolo nella lettera ai Romani (12,6) afferma che tutti siamo dotati di doni diversi e siamo tutti chiamati ad esercitarli proprio nel nome della fede.

 

 

DIO: LA VOCAZIONE DEL CATECHISTA

 

 La vocazione che accomuna tutti i cristiani è quella dell'evangelizzazione. Siamo tutti chiamati, nel nostro piccolo, a portare intorno a noi quella speranza di cui trabocca la Parola di Dio.

Una particolare missione evangelizzatrice, poi, è quella del catechista: “La catechesi occupa un posto di rilievo nell'evangelizzazione. Per questo il ministero del catechista, in quanto educatore alla fede, è unico, specifico e fondamentale. E' un servizio indispensabile per la crescita della Chiesa”. (Orientamenti della Conferenza Episcopale Piemontese, 2009)

Egli è chiamato ad essere collaboratore di Dio, tenendo sempre a mente che è soltanto Lui che salva! L'obiettivo del buon catechista dovrebbe essere quello di intessere relazioni costruttive con i ragazzi che gli sono stati affidati con lo scopo di preparare il loro cuore all'azione di Dio, nel presente e nell'avvenire.

Dovrebbe essere consapevole che la trasmissione della fede non è completamente in suo potere: suo compito è quello di portare l’annuncio, di seminare, rispettando la libertà di chi prende parte al percorso, senza pretendere di raccogliere i frutti del proprio lavoro.

E poi, nel momento in cui si sceglie di diventare catechisti, si è immediatamente radicati in una dimensione “gruppale”, secondo un movimento verticale e uno orizzontale. Si entra infatti a far parte di una “catena di trasmissione” della fede ricca e solida, che ha attraversato i secoli e questa è la dimensione verticale.

Gli Apostoli sono stati i primi a rispondere all'appello di Gesù di farsi “catechisti” di tutte le nazioni: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli!” (Mt 28,19). Si è inoltre inseriti in un contesto parrocchiale, fatto di persone e di relazioni: ecco la dimensione orizzontale.

 

 

LA COMUNITA': LE RELAZIONI

 

Con Giovanni Paolo II si è affermato che la parrocchia “è l'ultima localizzazione della Chiesa, è in un certo senso la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie..”.

Il catechista è dunque anche un operatore ecclesiale, nel senso che non interviene a titolo personale, ma agisce in nome della Chiesa, all'interno della sua parrocchia, grazie ad una specifica missione ricevuta. Insomma, il catechista “solitario” non esiste!

Questa chiamata ad essere catechisti dovrebbe essere un tesoro prezioso da custodire e far crescere, una fiamma da non far spegnere e su cui vegliare. La risposta a questa vocazione comporta la disponibilità a un cammino di fede e di formazione, una costante ricerca personale e presuppone una relazione viva con Dio. Sarà dunque importante, ancora più del sapere o del saper fare, coltivare e arricchire l'essere catechisti, ovvero la propria identità. Il catechista infatti non è unicamente collaboratore di Dio e operatore ecclesiale, come si è detto, ma è prima di ogni altra cosa testimone di un modo di pensare e del vivere cristiano.

Se proviamo a chiederci il motivo per cui abbiamo continuato il nostro cammino di fede, ci accorgeremo che, più che i contenuti, a convincerci sono state le persone.

Saranno le nostre vite, i nostri sorrisi, le nostre scelte a parlare e ad andare in profondità più di ogni altra catechesi!

Il noto Alessandro D'Avenia, ha immaginato una lettera di un ipotetico allievo ai suoi professori. Un brano è quanto mai adatto anche ai catechisti: “Dimostratemi che vale la pena stare qui un anno intero ad ascoltarvi. Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua. Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni. E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò a credervi? E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza…” (da “Dossier Catechista” - Novembre 2012).

 

 

Francesca Fida

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • Erikson E.H. (1975), Aspetti di una nuova identità, Armando Editore, Roma
  • Giussani, L. (1971), Appunti dall’intervento a un raduno di universitari a Bologna.
  • Orientamenti della Conferenza Episcopale Piemontese (2009), I catechisti: collaboratori di Dio per testimoniare e servire il Vangelo, Elledici 
  • Lamarre N. (2010), La guida del catechista, Elledici
  • Rivista “Dossier Catechista”, mensile Settembre/Ottobre '12, Novembre '12, Sett/Ottobre '13
  •  Rivista “Catechesi”, mensile Marzo/Aprile 2012/2013

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