Saper e sapersi perdonare
Quella strana e complicata strada dell'amore della nostra religione cristiana così difficile da applicare: il perdono.
Ciao caro Spiazzo. Sono un’insegnante di religione già da un po’ di anni e vi scrivo perché un ragazzo delle superiori, durante una mia lezione, ha lanciato una provocazione sul perdono cui io non so come rispondere. Molto spesso (per i ragazzi ma anche per molti adulti) dire “Io ti perdono”, dopo aver subito un torto, sembra una risposta da “mollaccioni” o anche solo da “buonisti”. Come gli rispondo? Come faccio a fargli passare l’idea che il perdono è qualcosa di più dell’essere “buoni e ingenui”?
Claudia
RISPOSTA DE LO SPIAZZO
Cara Claudia,
quello del perdono, in effetti, non è un tema semplice da affrontare. La prima cosa è, quindi, cercare di portarlo in una dimensione che i ragazzi possano capire, facendo riferimento alla loro vita quotidiana e alle offese che hanno subito, per cui provano rabbia.
Una persona che ha lavorato molto sul tema del perdono in questo senso, elaborando un approccio pedagogico alla questione è un missionario della Consolata: padre Gianfranco Testa, co-fondatore dell’Università del Perdono, con una buona esperienza di missionario maturata in America Latina durante il periodo delle dittature in Argentina e Nicaragua, che spesso tiene corsi aperti e/o su richiesta per scuole, gruppi parrocchiali e non.
Padre Testa (come spiega in un’intervista su TV 2000) è solito distinguere il perdono (dono che si fa a se stessi) dalla riconcilliazione (dono che si fa a colui che mi ha offeso e/o ferito). Perdonare veramente vuol dire lavorare su stessi ed evitare che la persona che ci ha offeso (o meglio i sentimenti negativi che quest’ultima suscita in noi) continui a dominarci. Saper perdonare vuol dire, quindi, liberarsi da una sottomissione alla rabbia e al rancore.
Provare rabbia nei confronti di chi mi ha offeso è normale, ma non si può continuare a vivere serenamente provando un simile sentimento: sarebbe come cercare di guarire da una ferita girandovi un coltello dentro!
La distinzione fra il concetto di perdono e quello di riconcilliazione è fondamentale: se il primo è un gesto di amore e di cura che io faccio verso di me e per me, il secondo è un passo successivo che io posso scegliere di compiere o no. Questo perché la rinconciliazione ha bisogno del suo tempo e non è possibile se non la si sente.
Perdonare non è, quindi, negare la realtà dell’ingiustizia che ho subito oppure dimenticarla: il passato non cambia e l’ingiustizia subita non si cancella, ma il perdonare apre la mia vita alla serenità. Don Pino Puglisi scrisse che lo scopo della venuta di Cristo sulla Terra era quello di dare all'uomo il potere di essere felice, cosa che non comporta tanto l'assenza di problemi o di male nella vita delle persone, ma la capacità di superali con coraggio, liberandosi dalla sottomissione ai nostri “demoni”.
Quindi, Claudia, se vuoi svolgere un’attività per aiutare i ragazzi a familiarizzare con questi concetti, potresti servirti della visione di un bellissimo film di Akira Kurusawa Rapsodia in agosto.
La protagonista della storia è Kane, un’anziana signora di Nagasaki, che ha perso il marito a causa della strage provocata dall’esplosione della bomba atomica. Nel film, Kane sta passando l’estate del 1990 con i suoi nipotini, mentre i figli sono in America da uno zio che emigrò negli Stati Uniti prima della guerra.
Kane non prova nessun sentimento per l’America sapendo che «È tutta colpa della guerra, non c’è niente di peggio della guerra». Ha superato la rabbia e l’odio, ma ricorda l’ingiustizia e non dimentica il passato. Vuole il riconoscimento del proprio dolore e dell’ingiustizia ed evitare che quello che ha provato lei sia provato da altri. Ciò traspare quando rimprovera i figli dopo che si scopre che hanno taciuto allo zio e ai cugini americani il dramma che colpì la loro famiglia, perché la bomba «è imbarazzante per gli americani».
«Che male c’è a dire la verità? Buttano la bomba atomica e poi si offendono se qualcuno glielo ricorda…Che vogliano dimenticare è comprensibile, ma non facciano come se non fosse successo nulla!»
Sarà l’incontro con il nipote americano Clark (Richard Gere), venuto a presenziare all’anniversario della morte dello zio, a dare a Kane l’opportunità di potersi simbolicamente riconcilliare con gli Stati Uniti, ringraziando il nipote per essere venuto in una tale occasione.
Al termine della visione del film possono essere elaborati alcuni spunti, per esempio:
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Così come Gesù ha mai chiesto ai suoi discepoli di non provare rabbia verso i romani, Kane non incita mai i nipotini a provare rabbia o odio per l’America, malgrado l’offesa subita: il suo unico scopo è far sì che si eviti che altri subiscano la sua stessa sofferenza e che i nipoti diventino persone che capiscono e proteggono il valore della pace. Tu come ti comporti con chi ha offeso o ferito te o un tuo caro? Ti lasci dominare dalla rabbia del ricordo, oppure no? E che consigli dai agli altri?
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Perdonare non è dimenticare il passato o accettare le ingiustizie, ma liberarsi dalla rabbia e dal rancore che ci portiamo dentro per darci una nuova partenza, rompendo il circolo vizioso del rancore e del dolore: è un dono verso noi stessi. Prova a farlo anche tu! Quali sono i dolori che ti porti dentro e che non riesci ad affrontare? Prova a scrivere un testo a proposito di essi, e poi (se te la senti) discutine con gli altri a gruppo.
Speriamo di esserti stati d’aiuto e di averti aiutato a trovare un modo per parlare ai ragazzi di questo difficile tema, sia per loro sia per noi educatori.
Lo staff de Lo Spiazzo