TALENTI NATI

La Parabola dei Talenti è una delle più conosciute del Nuovo Testamento e presenta una morale fondamentale per ogni cristiano e, più in generale, per ogni individuo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'attività che segue è pensata per i ragazzi della quinta elementare o prima media. È rivolta in particolare ad un gruppo già formato e ben affiatato dal momento che, affinché il gioco riesca, sono importanti conoscenza reciproca sia all’interno del gruppo, sia tra gli animatori e i ragazzi del proprio gruppo.

Lo scopo del gioco è quello di comprendere a fondo la Parabola dei Talenti: i ragazzi dovranno capire che in ciascuno di loro c’è un talento particolare che li distingue dagli altri e che possono e devono mettere al loro servizio e a quello della comunità.

 

Ambientazione

 

Gli animatori dovranno costruire delle monete (i talenti appunto) servendosi di un cartoncino ritagliato con un diametro di 5 cm circa. Le monete dovranno essere tante quante i partecipanti al gioco: infatti, si scriverà su ciascuna di esse l'abilità, il talento o la qualità principale di ciascun ragazzino.

In seguito, si dovranno nascondere le monete in un ambiente di media grandezza, aperto o chiuso.

 

Svolgimento

 

Per prima cosa, bisognerà raccontare, o far leggere, ai bambini la parabola dei talenti. Tutti insieme si cercherà di comprenderne la morale, ma sarà soprattutto importante far riflettere ai ragazzi sul fatto che ciascuno di noi ha il proprio talento: bisogna “solo” individuarlo e farlo crescere.

In seguito si darà il via alla caccia al tesoro: ogni partecipante dovrà scovare una moneta. Quando tutti ne avranno trovata una, si riuniranno tutte insieme in un piccolo forziere simbolico (per far questo basterà una scatola di scarpe o un piccolo contenitore).

Poi si disporranno i ragazzi in cerchio e un animatore leggerà il contenuto di ogni moneta: i partecipanti dovranno indovinare a chi appartiene quel talento.

Alla fine, a ciascun bambino verrà consegnata la propria moneta simbolica: un piccolo memorandum sulla propria abilità e il dovere di coltivarla ogni giorno, incuranti della fatica o della stanchezza, per il bene proprio e della comunità.

                   

Giulia Madau