Un'idea per il triduo
di Daniele Conti
Tre semplici attività per vivere con i ragazzi l'intensità di un momento liturgico molto forte
Ci avviciniamo alla Pasqua e parlare ai ragazzi del Triduo non è cosa da poco. Questo momento è sempre molto particolare e richiede molta riflessione per riuscire ad entrarci bene. Possiamo però provare a pensare un incontro con i ragazzi in preparazione al triduo, con queste due caratteristiche: il silenzio e la meditazione. Sembrano difficili queste due parole, ma in realtà basta poco e qualche accorgimento perché anche i ragazzi entrino nel clima.
Il tutto parte da noi: se anche noi, catechisti, abbiamo voglia di entrare nel triduo, il silenzio e l’ascolto devono toccarci in prima persona.
Materiale
Fogli e penne
Croce o icone di Gesù (predisponete un angolo della preghiera)
Candeline (da dare ad ogni ragazzo all’inizio dell’incontro)
Che cosa si fa
Innanzitutto, dite ai ragazzi che non è un normale incontro di catechismo, ma un incontro per entrare nel Triduo, il momento più importante per un cristiano, dove Gesù vive con intensità massima le ultime fasi della sua vita. Occorre allora entrare bene per poterne gustare qualche momento, ma soprattutto per scoprire alcuni ingredienti molto importanti per la nostra vita.
Scopriamo allora che cosa è il triduo…
“Triduo” significa tre giorni, “Pasqua” significa passaggio. La Pasqua di Gesù dura tre giorni e in questi tre giorni sono successe tre cose essenziali e culminanti nella vita di Gesù.
Primo giorno.
Leggete il brano di Vangelo Gv 13,1-15.
Commento. Il primo giorno Gesù parla del servizio e dell’amicizia. Si è messo un camice e ha iniziato a lavare i piedi ai suoi amici (i discepoli) e ha invitato a fare altrettanto. Gesù riesce a legare la dimensione dell’amicizia e dello stare insieme al servizio e al dono, come se volesse dire che non si sta bene insieme se non si dona qualcosa di sè, se non si è coinvolti e non ci si sporca le mani in prima persona per gli altri.
Allora, possiamo lasciare ai ragazzi un po’ di tempo personale in cui ognuno risponde alle seguenti domande:
Che cosa mi piace dei miei amici? Che cosa provo quando sto bene con loro?
Che cosa metto di mio per ogni mio amico? Qual è la risorsa più bella che so mettere in gioco?
Secondo giorno.
Leggete il brano di Vangelo Gv 18,1 – 19,42 (scegliete una parte significativa, perché è molto lungo)
Commento. Il secondo giorno Gesù viene arrestato, crocifisso e ucciso. La croce e la sofferenza riguardano anche Dio e non solo l’uomo. Questa cosa ci fa allora capire che Dio è particolarmente vicino a chi soffre e ci sono tanti tipi di sofferenza oggi. Quello che chiede a noi è di non tirarci indietro davanti a queste sofferenze, né fare finta che non ci siano, perché ognuno di noi ha qualcosa per cui soffre: un amico, un parente, una situazione, un disagio, una ferita interiore, un errore…
Allora, ogni ragazzo pensa in silenzio ad una persona, una situazione, una ferita. La scrive su un biglietto che piega e va a posarla nell’angolo della preghiera. Si può pensare magari di mettere proprio una croce o un’icona nell’angolo della stanza che scegliamo.
Terzo giorno.
Leggete Gv 20,1-9.
Commento. Il terzo giorno Gesù risorge e vince tutto il male che ha subìto. Gesù in questo giorno parla di Gioia e di Festa, una festa che ha anche i due ingredienti precedenti, il servizio e la sofferenza. Una gioia senza sporcarsi le mani per qualcuno eccede nello sballo e una sofferenza senza speranza porta all’amarezza e alla tristezza. No! Gesù ci dice che se ci sporchiamo le mani saremo felici e che la nostra vita non si riduce a ciò per cui soffriamo, ma che insieme a Lui possiamo guardare oltre, aprire i nostri orizzonti e avere speranza. E questo ce lo può assicurare perché è vivo! Solo chi è già stato oltre tutto questo può essere credibile. Gesù è già oltre e ci aspetta felici!
Allora, per concludere il momento di preghiera insieme, ogni ragazzo accende la propria candela e la posa vicino alla croce o all’icona.
Si conclude con il Padre Nostro.
Buon triduo a Tutti!
Daniele Conti