ALLENATORI E GENITORI
Sono un allenatore, oggi mi trovo a dover affrontare con i miei ragazzi un tema non semplicissimo che riguarda il rapporto tra gli allenatori e i genitori dei bambini di una squadra. Quante volte vediamo o si legge di genitori troppo esigenti sia nei confronti dei figli, sia nei confronti degli allenatori?
Un allenatore
Risposta de Lo Spiazzo
Cerchiamo di analizzare il problema da più punti di vista, con un unico obiettivo: la crescita personale e sportiva del bambino.
Quando s’inizia a praticare uno sport è necessario che ognuno conosca e comprenda i ruoli che ricoprono le varie figure che ruotano attorno allo sport e al bambino.
Procediamo per punti, analizzando le singole figure.
- Il bambino
Il bambino è importante che riconosca nella figura dell’allenatore una guida e un esempio. Deve abituarsi a focalizzare l'attenzione su tutto quello che riguarda il campo e cercare d’instaurare un rapporto di fiducia con l’allenatore e i compagni di squadra. In questa fase è importante l’aiuto e il sostegno della squadra e dei genitori.
- L’allenatore
La figura dell’allenatore, importantissima soprattutto nella primissima fase di apprendimento del giovane atleta, ha il difficile compito di permettere al bambino di crescere sia dal punto di vista tecnico-sportivo, sia dal punto di vista personale. In questa fase è necessario far capire ai bambini l’importanza di fare gruppo con la squadra stessa, ma soprattutto l’importanza di rendere il campo un luogo in cui ci si diverte senza pensare a cosa c’è al di fuori del campo stesso, compresi i genitori.
- I genitori
I genitori hanno il compito di accompagnare al campo i bambini, di ascoltarli e di sostenerli. Il genitore ha il compito estremamente difficile di affiancare l’allenatore nella crescita personale del ragazzo, ma senza sostituirsi ad esso nel compito della crescita sportiva.
Passiamo, in seguito, analizzare il punto di vista delle ambizioni/sogni/progetti
Troppe volte sentiamo o vediamo casi di genitori che sperano o credono di avere in casa un campione già fatto e compiuto e lo palesano ad ogni partita o allenamento con un comportamento, in certi casi, scorretto ed eccessivo.
É importante, quindi, affrontare la crescita del ragazzo sia in ambito sportivo, sia in ambito personale educandolo al rispetto dei tempi, del lavoro e del sacrificio necessario ad ottenere un qualsiasi risultato. Un musicista non nasce “imparato” e, per eccellere nella sua musica, deve allenarsi e studiare tutti i giorni, ma questo non gli garantirà una carriera di successo.
Come il musicista anche lo sportivo ha bisogno di allenarsi, di sudare, di giocare, di vincere e anche di perdere le partite, ha bisogno inoltre di imparare ad accettare anche la “panchina” che non è una sconfitta, ma uno stimolo a fare meglio.
I genitori sono chiamati ad accompagnare il ragazzo col sostegno morale ed educativo, senza sostituirsi alla figura dell’allenatore, che fa delle scelte (giuste o sbagliate che siano) e ha le sue motivazioni.
È altrettanto importante per un allenatore cercare di valorizzare al meglio i propri ragazzi puntando non solo su aspetti esclusivamente tecnici, ma anche caratteriali.
È importante motivare i ragazzi e spiegare le scelte fatte. Se un ragazzo la domenica sta in panchina è giusto che sappia le motivazioni e come può lavorare per giocarsi il posto nella squadra. È, inoltre, importantissimo cercare di conoscere i punti deboli e i punti forti dei propri ragazzi (sia tecnici, sia caratteriali) per fare appoggio sui punti forti e lavorare sui punti deboli, stimolando i ragazzi nella ricerca della crescita personale.
Continuiamo la nostra analisi, valutando i benefici educativi che porta con se la pratica di uno sport, in questo caso di squadra:
Come dicevamo prima l’allenatore ha il compito si di permettere la crescita tecnico-sportiva del ragazzo, ma anche e soprattutto di favorire il passaggio nella pratica sportiva di alcuni valori educativi importantissimi che torneranno utili nella crescita.
Valori fondamentali come il rispetto dei compagni di squadra, la competizione (mettersi sempre in discussione), il lavoro/sacrificio per l’ottenimento di un risultato, il raggiungimento di un obiettivo, ma anche il valore della sconfitta, della responsabilità di calciare un rigore, per esempio “Nino, non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore! Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia. E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori che non hanno vinto mai ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro a un bar!” cantava Francesco De Gregori in Leva calcistica del 68.
Lo staff de Lo Spiazzo