DRAMMATURGIE DAL BASSO
di Marta Zotti
Scrivere un copione con un laboratorio teatrale
«È nell’eccitazione dell’avventura e della vittoria,
nell’esaltazione della creazione
che l’uomo trova la propria suprema gioia».
Antoine de Saint-Exupéry
Il teatro educa. Questo lo si sa. Lo sapevano i greci e lo sanno i tanti animatori teatrali che continuano a lavorare con bambini, ragazzi e giovani. All’interno di questo processo c’è il laboratorio teatrale, un tempo e uno spazio che concorre alla formazione dell’identità dei ragazzi che vi partecipano, aiuta i partecipanti di tutte le età a mettere in campo le proprie capacità relazionali e di comunicazione, favorisce un’autentica, perché più spontanea, espressione di sé tramite il gioco e la creazione.
A tutti questi ingredienti se ne aggiunge uno particolare, che nella conduzione di percorsi in ambiti non strettamente accademici (teatro a scuola o l’animazione teatrale) viene spesso tralasciato o scartato: la scrittura del testo teatrale insieme al gruppo partecipante.
A volte per mancanza di energie, di tempo, di spirito d’iniziativa (e anche di molta pazienza!), spesso si preferisce optare per la scelta di un copione già esistente o per la riscrittura o l’adattamento di testi teatrali o narrativi.
Non si può certo affermare che uno dei due modi sia più corretto dell’altro, ma è invece oggettivo che la scrittura del testo ad opera del gruppo partecipante al laboratorio teatrale, favorisca la messa in campo di differenti aspetti della personalità, dell’espressività e della creatività di ciascuno.
Se il teatro coinvolge quasi tutte le intelligenze che possediamo, la scrittura teatrale aggiunge il piacere della creatività continua, la serenità della chiusura del lavoro senza lo stress della rappresentazione, la capacità del coinvolgimento anche molto profondo al di là delle eventuali timidezze.
La “scrittura dal basso”, diventa quindi un altro strumento per educare ulteriormente.
A cosa dobbiamo stare attenti.
1. Dare un inizio e una fine.
Rielaborare le improvvisazioni e i giochi di creazione scenica che vengono proposti nel percorso di laboratorio può trovare una soluzione e una struttura nel dare una forma al proprio testo teatrale. Anche i personaggi appena abbozzati nel corso di qualche gioco teatrale o le storie che non hanno avuto tempo di evolversi, potranno trovare il proprio spazio in una creazione collettiva che prevede la partecipazione e il contributo di ciascuno.
2. Anche i timidi si “estroverseranno”.
Quante volte capita di avere pochissimi incontri a disposizione e una ventina di ragazzi da scoprire? E non tutti si fanno avanti facilmente, soprattutto in contesti scolastici in cui la proposta di laboratorio è arrivata ‘dall’alto’. Il fatto di abbandonarsi anche ad alcuni giochi e attività di scrittura creativa potrebbe essere un modo per conoscere e trovare dei punti di contatto anche con i più timorosi del libero esprimersi davanti a tutti.
3. Affrontare il pensiero narrativo.
Mettersi di fronte alla creazione del testo scritto obbliga i partecipanti a confrontarsi con una modalità del pensare diversa da quella della logica razionale per cui si dà un giudizio giusto o sbagliato, si spiegano i fenomeni secondo una relazione di causa-effetto. La logica del pensiero narrativo applica invece processi d’interpretazione e comprensione del senso dei fenomeni all’interno della totalità dell’esistente, favorendo chi lo applica a dare una spinta all’attribuzione di significato delle proprie esperienze e del proprio vissuto.
Marta Zotti
Riferimenti bibliografici:
M. Striano, La narrazione come dispositivo conoscitivo ed ermeneutico, in «M@gm@ International Magazine», vol. 3 n. 3 luglio/settembre 2005, pp. 32-41.
M. Bottura, Il racconto della vita, in «Tredimensioni», IV 2007, 32-41.
J. Bruner, Actual Minds, Possible Worlds, Harvard University Press, Cambridge 1986.
R. Miceli, Verso una sociologia della narrativa, in «La Stampa», 2 marzo 2012.