Urlo meno, parlo meglio
L'urlo è un'affermazione di rabbia, ma a volte può essere energia riutilizzata positivamente...
Se l'obiettivo delle vostre discussioni è trovare un vincitore oppure se voi non discutete, perché va sempre tutto bene, allora questo articolo non fa per voi.
Un aiutino alle famiglie con figli preadolescenti, e non solo, per educare alla discussione senza urlare.
Perchè lo facciamo?
La famiglia non è un libro di filosofia morale: ogni suo componente ha il diritto di provare ed esprimere a suo modo idee ed emozioni. Meglio evitare di diventare genitori zen, figli apatici o fratelli muti. Reprimere le discussioni in cui i decibel superano il livello consentito rischia di essere il primo passo verso la repressione di ogni genere di comunicazione.
Urlare è la modalità più naturale per mostrare il bisogno di mettere la propria opinione al di sopra delle altre; i problemi arrivano quando quelli che non urlano, tacciono sempre e quelli che urlano, dopo averlo fatto, tacciono. In questi casi, gridare significa evitare di discutere.
Rendendoci disponibili all'ascolto e mettendoci in discussione, quando proprio non si riesce ad evitare l’urlo, per lo meno lo possiamo sempre rendere costruttivo.
Che cosa si fa?
Alla fine di una litigata, lasciate passare un po' di tempo per mandare via l'emozione che vi ha fatto urlare, cioè la rabbia istintiva.
Poi raccoglietevi tutti in una stanza, quella in cui vi riunite sempre per vivere i vostri momenti quotidiani. Ognuno, quindi, prende un foglio bianco e sceglie un proprio colore, scrive il proprio nome e la ragione che ha scatenato la discussione. Ognuno deve disegnare quindi una linea che rappresenti la frequenza della propria voce, a seconda del modo in cui la si è modulata durante il litigio: nei momenti in cui si è rimasti in silenzio, la linea sarà orizzontale e tratteggiata; in quelli in cui si è parlato con un tono normale, sarà orizzontale e continua. La linea dovrà poi salire e scendere in base al volume della vostra voce. Si creerà, perciò, un disegno simile al tratto composto da un elettrocardiogramma.
A questo punto, scrivete, sopra il tratto che avete composto, ciò che pensate di avere detto utilizzando un determinato tono. Nei tratti tratteggiati, scrivete ciò che avete pensato, saltando gli spazi vuoti.
Adesso scambiatevi i fogli: con il vostro colore trascrivete ciò che avete capito dalle parole scritte sul foglio dell’altro al di sotto della sua linea di frequenza. Quando la linea è tratteggiata, interpretate anche i silenzi dell'altro.
Al termine ciascuno troverà, una sotto l'altra, le varie versioni della cronaca della discussione.
Suggerimento
L'esercizio di trascrizione del tono e del contenuto delle proprie parole, e di quelle dell'altro, è utile in qualunque discussione e situazione, anche nel caso in cui foste i soli a farlo tra le persone che hanno preso parte alla litigata.
Riflessioni e conclusioni
Questa attività è utile non solo per rivedere se stessi, comprendere gli altri e dare senso alla discussione, ma anche per considerare l'inutilità dell'urlo. Nei momenti in cui il tono di voce si è alzato o avete taciuto, è molto probabile che, se la trascrizone della variazione dei decibel è stata coerente, scrivere seguendo la linea (molto ondulata o tratteggiata) non sia stato semplicissimo ed è normale che ciò che avevate in testa non sia stato compreso a pieno proprio a causa del vostro modo di comunicare.
Per concludere, provate a rispondere a queste domande:
Qual è il più grande ostacolo che incontri nella comunicazione in famiglia?
Che voto daresti alla capacità della tua famiglia di affrontare le discussioni?
Ci sono atteggiamenti che eviterai nelle prossime discussioni, ovunque abbiano luogo?
Elisa Testera